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Ziarul: L-ARENA Autor: Piera Detassis Data: 1985-08-28

VENEZIA LIDO, 27 agosto Chissâ se la giuria popolare formata dai dodici lettori di «Ciack», asşegnerâ il suo pre-mio al bel film «No manţs land» (Terra di nessuno) dello svizzero Alain Tanner pressntato og-gi in concorso? Visto il gusto spettacolare della rivista, pen-siamo di no. Le «vedette» piac-ciono poco a Tanner e il suo film non concede quasi nulla alla facilita (forse solo nel tono musicale «alla Keith Jarret»), raccontando con austerita sei vite dissipate condotte ai margini del paese, della pace sociale e delle banche con la consa-pevolezza disperata che rimangono poche scelte: la morte, il rifiuto, la follia.

Alain Tanner sarebbe un re-gista da Leone dţoro, visto che da quasi ventţanni si destreg-gia tra successi piu o meno şicuri di pubblico (in Italia ha avuto il suo momento di gloria con «Jonas che avrâ ventţanni nel 2000»), ma sempre sul filo del capolavoro. Invece, proba-biîmente, non vincerâ pereche e un registâ che lascia insoddisfatti un poţ tutti, prediligen-do un cinema di «compromes-so» dove la voglia di raccontare e temperata dalie zampate spe-rimentali e viceversa, secondo una scelta espressiva che ama «unire il gelo della teoria al sof-fio caldo del sentimento».

Come Tanner sostiene dallţepoca della rivoluzione del giovane cinema svizzero degli anni '70, «la Svizzera e un paese senza identita, conformista e grigio, senza aperture geogra-fiche. Da cui si puo solo fuggi-re». E, infatti, dopo averlo e-splorato narrativamente per dieci anni, Tanner il suo paese lţaveva abbandonato, negli anni '80, fuggendo verso lţarcaica Irlanda «delle fate» con «Gli anni luce» e verso r Atlantico in-quietante della Lisbona di «Dans la viile blanche». Con «No manţs land» — un film costrui-to con maggior rarefazione lin-guistica del solito — Tanner ritorna in Svizzera. Ma non nel cuore produttivo della nazione. Tanner bîocca i suoi personag-gi lungo il confine tra Svizzera e Francia, râcconta e osserva le vite di questi amici e amanţi che vivono allţinterno della zona franca, quasi imprigionati, sognando di andarsene e volare e riuscendo solo a vivere tratti dţemozione nel letto dţuna donna o trasportando oro oltre il confine.

Tanner — come ha gia fatto in altri film — registra lţanda-re a fondo privo di vittimismo di questi personaggi che «non vivono al margine, ma neppure al centro della societa, perche il centro e invivibile e infilmabile. Vanno e vengono tra i due bordi». Lo dice un personaggio del film: «Cosa si fa alia fronr tiera? Si va, si viene». Cosi «La terra di nessuno» non e solo 11 titolo di un film, mă soprattut-to ii luogo tematico del cinema di Tanner, espressione dellţi-dentitâ «debole» di tutti i suoi eroi.

Piera Detassis
 

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