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Ziarul: Nazione Autor: VITTORIO SPIGA Data: 1985-08-28

VENEZIA

Lido gia al secondo giorno ha messo in cartellone due al Leone dţoro: "Glissando" di Mircea Daneliuc, e "No manţs land" (Terra di nessuno) dello sviz-zero Alain Tanner. Apparen-temente lontanissime fra di lo-ro (attraverso, la degradata vita di un giocatore dţazzardo la prima descrive le contraddizioni della societâ rumena; la seconda si libra, algida e in-quietante, sulle libertarie esistenze di alcuni frontalieri franco-svizzeri) le due opere sono invece unite non solo da un grande e ricco linguaggio cinematografico, ma anche da un profondo, partecipe e sof-ferto contenuto; non solo da un impatto formale di alta le-vatura tecnica ma anche dalia spasmodica ricerca di mo-menti esistenziali e staţi sociali che separano personaggi e idee.

Ambientato negii anni Tren-ta, «Glissando» racconta la storia di Joan Theodorescu, un uomo di mezza etâ, distin-to, coltivato, che vive unţesi-stenza senza senso, fra il casi-no dove ha dilapidato unţinţe-ra fortuna, e la sauna dove in-contra vecchi amici. Theodorescu si lascia ormai andare alla deriva, tormentato da uno spleen estenuante, preda di al-lucinazioni che confondono sempre di piu i confini tra vita reale ed immaginazione. Eţ ossessionato soprattutto da un ritratto nel quale vede una forte rassomiglianza con sua madre; ma ha anche ricorrenti sogni nei quali appare la mo-della del quadro insieme a un misterioso signore dai capelli grigi e a un bambino di aspet-to malaticcio, dallo sguardo severo e inquisitore.

Lţincontro di Joan con Nina, governante della casa di un suo amico, e la conferma di una vita parassitaria, nevrotica, alla giornata: egli infatti «ruba» allţamico Nina dopo aver dichiarato di essere un grande baro, cice un esere che puo permettersi qualsiasi azione, se compiuta con grande abilita.

La vita di Theodorescu e ormai invasa da quella immagi-naria e nelle sue notti inquiete il sogno si fa sempre piu ricor-rente diventando, via via, parte importante dellţesistenza di Joan: come se vivesse realmente accanto alla signora del ritratto e allţuomo dai capelli grigi. Finche un giorno que-stţultimo compare nelle vesti di un nobile decaduto che per sopravvivere deve vendere tutti i suoi averi: anche una collezione di quadri tutti uguali, tutti raffiguranti la mi-steriosa donna del ritratto di Theodorescu. Giocando a po-ker con il misterioso signore, Joan, favorito da una inspera-ta e sfacciata fortuna, riesce a vincere gli ultimi risparmi del-lţavversario spingendolo al suicidio. Quando si alza dal tavolino, alcune carte sono per terra, quasi nascoste: ha barato anche questa volta?

Le tensioni sempre piu violente della doppia vita, lţinsana gelosia, lţinevitabile disamo-ramento di Nina sono le căuşe di un ultimo definitivo slittamento di Joan dal reale nel-lţimmaginario, proprio come un glissando sul violino. Fino al- suicidio. Vero? Immaginario ?

Dalla metafora rumena di Daneliuc a quella franco -svizzera di Alain Tanner, regi-sta ginevrino apprezzato da pochi, sconosciuto ai piu anche se autore di seducenti opere come «Jonas che avrâ ven-tţanni nel Duemila», «Gli anni luce», «Dans la viile blan-che», «Messidor». Proprio a questţultimo (ma anche a «Jonas» per il duplice binario dellţandata e ritorne) piu si avvicina, per struttura e con-fronto ideale, «No manţs land» (Terra di nessuno): come il precedente film incen-trato su un viaggio senza spe-ranza, nellţimmobilita e nel vuoto; apologo dellţeterno sogno delPuomo verso la liberta assoluta; tuffo nellţutopia di personaggi senza futuro.

La «terra di nessuno» e quella striscia di territorio alla frontiera fra la Francia e la Svizzera. E li accanto che vivono, in attesa di fuggire quando avranno abbastanza denaro, Paul contrabbandiere aspirante pilota che anela gli ampi spazi del Canada, i laghi im-mensi, i boschi incontaminati; Madeleine che vuole il succes-so nel mondo della canzone e guarda a Parigi come la realiz-zazione delle sue aspirazioni; Mali, piccola spacciatrice di droga tunisina che vive con la nostalgia del proprio paese e della propria gente; Jean, di-plomato ma senza lavoro.

I quattro trasportano oltre confine macchine rubate, denaro sporco, oro: e un modo per far fortuna e perpetuare le proprie illusioni. Ma e anche un modo di stare assieme, cre-dere nellţamicizia, trovare il calore di uno sguardo, di una parola. E poi cosţaltro si puo fare se in quel piccolo paesino di frontiera il tempo non passa mai ed e scandito solo dallţar-rivo della corriera? Lţesistenza inquieta e insoddisfatta, tra-scorre cosi tra il lavoro e la fuga del lavoro; tra la speranza e la fuga della speranza; tra il restare e il partire; tra la terra e le nuvole, il giorno e la notte. Tra la vita e la morte: quella che toccherâ a Paul in uno scontro con la polizia.

Viaggio senza speranza nellţutopia, «Terra di nessuno» e unţopera che lascia ammirati per la grande capacitâ di Tanner di penetrare il vuoto, Fi-nerzia, le nevrosi, il silenzio, il nichilismo degli individui. Anche qui, come nelle altre tappe della sua fulgida e ap-partata camera, il regista gi-nevrino riesce a dare unţim-magine degli staţi dţanimo che si celano nellţovattata Svizzera del benessere, la disperata condizione e il malessere degli uomini medi racchiusi fra quelle montagne e quelle mura imperforabili.

Dalla trama semplicissima, quellţeterno girovagare attraverso la linea di confine senza identitâ ne destinazione (la ragazza lasciata nel bosco) traspare la stupefacente abilita del Tanner narratore, con ritmi tutti interiori, rarefazio-ni poetiche, lunghi sguardi ininterrotti sui personaggi vi-sti nellţangoscia dellţesistenza minima; dibattuti fra la libertâ interiore e i legami, anche fisi-ci, del quotidiano. Quasi go-dardiano nella definizione ini-ziale dei personaggi, unitario, compatto, sottile e affascinan-ţe per quella facoltâ di abolire il tempo, «Terra di nessuno» si trasforma in una meditazio-ne sulle sole due cose che per Tanner non si esauriscono mai: Famore e il cinema. Il cinema e Famore come ricerca di quel mistero chiamato poesia.

 

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